I luoghi

L’oratorio, edificato su disegno di Alessandro Pieroni, presenta una struttura esterna sobria ma elegante; la facciata principale, che nel passato si pensa fosse rivestita di marmo, è arricchita da alcune grandi formelle rettangolari e due grandi nicchie, oggi vuote, che inizialmente ospitavano le statue di San Girolamo e Sant’Antonio Abate, rimosse nel 1848 e sostituite con quelle di San Pietro e San Paolo, perdute durante l’ultimo conflitto mondiale. Varcato il portale principale, sormontato dallo stemma dell’Arciconfraternita, si entra nell’atrio all’interno del quale troviamo, tra l’altro, un’immagine della Madonna di Montenero, alcune iscrizioni marmoree del XVII secolo e una cappella a forma di grotta, edificata nel 1954 in occasione dell’anno mariano, dedicata alla Madonna di Lourdes.
Altare con l'immagine di Santa GiuliaNella cappella di S. Anna si trovano un bassorilievo in gesso raffigurante Santa Teresa del Bambin Gesù, Sant’Antonio e Santa Rita, opera di Giulio Guiggi (1965), un quadro che rappresenta il martirio di Santa Giulia, opera di un pittore anonimo fiorentino della prima metà del 1600 e il dipinto “S.Anna e la Sacra Famiglia” di F. Curradi. L’aula, ad un’unica navata, presenta le pareti rivestite da manganelle lignee del XVII secolo destinate ai membri della magistratura e ornate ad ogni seggio con teste di angiolini e all’inizio di ogni segmento di parete, con un lavoro di intaglio raffigurante il Calice, la Croce e una corona, simboli dello stemma dell’Arciconfraternita. La chiesa prende luce da sei grandi finestre incorniciate con marmo bianco, poste in alto lungo le pareti laterali e intervallate da lesene con capitelli in stile corinzio, che si ripetono per tutta la lunghezza dell’oratorio. Il soffitto era decorato con intagli dorati e presentava tre tele, ma a seguito dei danni causati dagli eventi bellici, venne realizzata l’attuale nuova copertura a cassettoni, ornati con stucchi dorati e disegni geometrici.
altare
L’altare, ai lati del quale si trovano i lampioni usati nel XIX secolo per l’accompagnamento del S. Viatico, è stato più volte rimaneggiato. L’attuale, posto in essere nel 2003, è costituito da una mensa in marmo di Carrara posta su una base in pietra del Sinai e corredato da due piastrini con teste di angeli e gruppi di pomi, del 1600. Sull’altare è collocato il reliquiario monumentale di Santa Giulia, portato annualmente in processione durante i festeggiamenti in onore della Santa Patrona. Tale opera, attribuita agli argentieri Leonardi e Pieralli, venne commissionata nel 1694 dal granduca Cosimo III in occasione del dono, ricevuto dalla Badessa del monastero delle suore di Santa Giulia di Brescia, di un frammento di un osso del cranio della martire. Tale reliquia si aggiunse a quella già in possesso dei confratelli fin dal 1610, consistente in una falange del quinto dito della mano. L’opera è costituita da un basamento in lamina di rame dorata sbalzata e cesellata raffigurante una fortezza, che rappresenta la città di Livorno. Sopra la fortezza è collocata una statua d’argento di Santa Giulia, rappresentata con una tunica e un manto drappeggiato intorno al corpo. La mano sinistra è al petto, la destra stringe un ramo di palma e una croce. Il collo è ornato con una collana con ex voto a forma di cuore. Sulla parete retrostante l’altare, si trova una riproduzione fotografica del dipinto che rappresenta Santa Giulia, il cui originale è custodito nel museo.
Sopra la porta principale dell’oratorio è collocata la Cantoria, la cui balaustra originaria andò distrutta a seguito degli ultimi eventi bellici, ma che è stata ricostruita grazie al ritrovamento di uno dei tre pannelli lignei in stile barocco, risalenti al XVII secolo che la costituivano.

Oratorio di San Ranieri

L’oratorio venne fondato nel 1696 dalla confraternita, sul terreno del vecchio camposanto situato presso la chiesa di S. Giulia. Nelle cronache si ricorda che i lavori iniziarono il 6 luglio e terminarono ufficialmente il 27 dicembre del 1705, quando il decano del duomo lo benedì, celebrandovi la prima messa. Alcuni storici sostengono che la fondazione dell’oratorio si possa collegare con il tentativo del granduca Cosimo III, in qualità di Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di S. Stefano, di staccarsi dall’arcivescovo di Pisa per attribuire a se stesso un ufficio episcopale.
Vista degli affreschi nell'oratorio di San RanieriSecondo altri storici, il motivo che indusse i confratelli di S. Giulia ad erigere un oratorio dedicato a S. Ranieri va invece ricercato, come conferma l’antica iscrizione posta sopra il portale di ingresso, nel desiderio della Confraternita di avere presso la propria chiesa un luogo in cui venerare il santo dell’Arcidiocesi da cui in quel tempo dipendeva Livorno. La facciata estremamente semplice e lineare, abbellita solo da una grande finestra e dal portale con la lapide che ne ricorda la fondazione, nasconde uno dei tesori della città. Le pareti dell’aula, a pianta rettangolare, sono ricoperte da manganelle lignee sopra le quali si trovano delle lesene bianche binate ed affreschi, di attribuzione incerta, raffiguranti sei episodi della vita di S. Ranieri. Il tutto è sovrastato da un cornicione dal quale si innalza la volta scandita da tre unghie per ciascun lato. In esse sono dipinti balconcini con balaustre, su sfondi di cielo o a finta volta con lacunari. Al di sopra delle unghie è dipinta una cornice retta da mensoloni, mentre in alto si scorge quel che resta dell’affresco che riproduceva la “Gloria di San Ranieri portato in volo dagli angeli”. Il pavimento, costituito da una variegata tessitura lapidea, scandita geometricamente da listelli marmorei di bardiglio, accoglie motti e stemmi di alcune importanti famiglie. La zona presbiteriale è leggermente rialzata rispetto al piano dell’oratorio e lungo le paretine laterali si trovano due porte in legno: quella sulla destra conduce ad una piccola stanza usata come sagrestia; quella sulla sinistra si apriva su un vano ormai chiuso. L’altare, realizzato in stucco e considerato un notevole manufatto artistico, è costituito da una semplice e lineare mensa sostenuta da quattro cariatidi ed è inserito tra due colonne tortili. È sovrastato da una tela, donata dalla comunità pisana, che raffigura S. Ranieri che resuscita un bambino, realizzata da Oscar Bagnoni nel 1969 e copia del dipinto esistente nel duomo di Pisa. Il quadro collocato in origine sull’altare, che si presume raffigurasse S. Ranieri, è andato disperso durante l’ultimo conflitto mondiale.
La cimasa dell’altare è quella originale ed è un dipinto su tela, raffigurante l’Assunta, attribuito ad Alessandro Gherardini. L’edificio, gravemente danneggiato durante l’ultima guerra, ha subito numerosi interventi di ristrutturazione, l’ultimo dei quali terminato nel 2001.
oratorio

Il cimitero

Nel 1886 Paolo Michon donò all'Arciconfraternita un piccolo camposanto che si trovava in una sua proprietà in località La Cigna, usato in precedenza come luogo di sepoltura dei frati minori. Il cimitero, benedetto nel novembre 1888, è stato ingrandito a più riprese e restaurato dopo la seconda guerra mondiale.
Nella cappella dedicata alla Santa Croce, benedetta il 14 settembre 1889, si trovano le tombe di alcuni Canonici della cattedrale, tra i quali lo scrittore e noto storico della città di Livorno Can. Giuseppe Piombanti, di padre Agostino Morando parroco militare della guarnigione di Livorno, del conte Balì Demetrio Carlo Finocchietti, governatore dell'Arciconfraternita, e del cav. Giuseppe Michon. In un loculo sono raccolte le ossa rinvenute il primo novembre 1899 durante i lavori di scavo nella piazza della Fortezza vecchia, dove si trovavano fino al 1525 l'antica Pieve di S. Maria e Giulia e il primo cimitero del Sodalizio.